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- natura, cultura, arte e architettura della Montagna Veronese -

I Castellieri sul Monte Baldo

Località:

Monte Baldo

Periodo:

Preistoria

Nell’ultimo millennio a.C. sulle alture collinari nei dintorni di Caprino Veronese, in posizione strategica, per esigenze difensive, andarono a formarsi villaggi fortificati così chiamati Castellieri, (forse, qualcuno, presenti già nell’Età del Rame), sono stati individuati a Castel di Pesina, Frati nel sito dell’attuale ospedale, Terre Rosse, San Michele, Motta, Pradonego, Croce di Spiazzi, Castelletto di Lubiana, Saugolo di Ferrara di Monte Baldo.

Posti sulle alte dorsali, in vista uno dell’altro alla stessa latitudine, protette da mura e probabilmente collegati da sentieri ancora oggi percorribili, essi costituivano un importante sistema difensivo. Cocci di ceramica, riferibili all’Età del Ferro, furono trovati in superficie a pochi centimetri di profondità nei dintorni di Vilmezzano, Pazzon, Preelle, Ca’ Ferrara in centro storico e a Gao.

Nel 1969 il gruppo archeologico di Caprino guidato dal prof. Marangoni, scoprì sul Monte Motta, a nord di Caprino, i resti di grossi muri a secco. Sulla cima dell’altura si trovò una piccola scala intagliata in un macigno, forse un punto di vedetta. Su una piattaforma alla superficie vennero individuate pietre di probabile focolare, monete dell’età di Nerone, frammenti di ceramica e resti di condutture d’acqua riferibile all’età romana.

sopra: Castel di Pesina castelliere dell’Età del Ferro.

a sinistra: profilo del Monte Motta di Caprino, fu castelliere preistorico ed insediamento medioevale

A circa 2 m di profondità si trovò un primo strato archeologico come oggetti risalenti all’Età del Ferro: frammenti di ceramica con ornamenti, un coperchio di vaso, forse di tipo gallico, alcune punte di frecce cilindriche con fori alla base per inserirle nell’asta, una spada di ferro, pare di tipo celtico.

Procedendo nello scavo di altri 2 m di profondità si trova un altro strato archeologico risalente alla tarda Età del Bronzo: tre fondi di capanna circolare, avente al centro tre lastroni che costituivano il focolare con ancora i carboni. Il bordo della capanna era in argilla per impedire la penetrazione di acqua piovana e per fissare meglio i pali nei fori presenti. Furono rintracciati cocci di terracotta privi di ornamento, una fusarola, un peso di telaio, un arco di fibula, una punta di dado per balestra, avanzi di cibo e qualche osso di animale.  

Ad una profondità di 6 m si rinvenne qualche raschietto di selce posto su uno strato di ghiaia databile all’età del Neolitico.

Il sito rivela quindi una continuità di frequenza umana legata alla strategica posizione e fu una via di transito molto usata che va dal Neolitico al tempo dei romani.

Nel corso degli anni, le pietre già squadrate trovate sul Monte Motta, furono riutilizzate dalla gente dei paesi vicini per la costruzione di case come a Braga e a Braghizzola.

Alcuni oggetti rinvenuti si trovano ora al Museo di Caprino.

Caratteristiche principali

Altri aspetti caratterizzanti

Fonti:

da “Monte Baldo” CT.G. – Verona – A.A.V.V.